martedì 12 gennaio 2016

Vita di un gatto schizzato: la storia di Salem



Salem è stato un gatto cercato. Nel senso che dopo la morte della mia Fifì, avevo deciso di portare a casa un altro gatto, preferibilmente nero (ma in fondo, che importa il colore?), sicuramente maschio. Non è capitato, come lo era stata la mia prima micia.
Scelsi un annuncio a caso in un negozio di animali, e partii all’avventura.
Lui era il più magrolino della cucciolata (il che spiega perché, alla lunga, è diventato un poveretto bullizzato dagli altri due), e lo portai a casa.
Il proprietario della madre mi disse che lui e i suoi fratelli avevano 60 giorni esatti, ma in realtà erano molti meno (stimati 40, forse anche meno)… Risultato: avevo in casa un gatto non propriamente socializzato che non sapeva distinguere gioco e lotta. Gli è rimasto anche, come ricordo della separazione, il fortunatamente innocuo vizio di ciucciare le dita (o qualsiasi cosa gli capiti a tiro, ad esempio quando era piccolo, le mie ascelle mentre dormivo in canottiera).
Come se non fossero bastati i graffi e i morsi, aveva preso il brutto vizio di fare pipì in luoghi poco consoni: il mio letto, la mia borsa, qualsiasi cosa fosse lasciata alla sua mercé… Alla fine è saltato fuori che tutto ciò era solo per suo piacere perverso, ed è una cosa che saltuariamente si è ripetuta per anni senza trovare soluzione.
In breve tempo Salem diventò totalmente ingestibile: era un continuo aggredire chi gli stava intorno (nella fattispecie, io), tanto da farmi avere paura a dormire con lui; non so quanto tempo ho passato senza lasciarlo entrare in camera mia la notte…
Insomma, quando il tuo gatto ti rinchiude in cucina e non ti permette di uscire, c’è decisamente qualcosa che non va!


Salem partiva all’attacco improvvisamente; gli occhi gli si dilatavano e lui sfoderava zanne e artigli, puntando direttamente al viso. Negli anni, visto che il mio veterinario di allora faceva pagare anche l’aria dello studio ma non aveva mai soluzioni, ho imparato che ci sono diversi metodi per calmare un gatto aggressivo: 

  • Innanzitutto, l’importante è allontanarsi da lui. Urlare, gesticolare, mettersi a correre serve solo a farlo incazzare ancora di più! Bisogna muoversi con estrema calma, cercando di mantenere una distaccata indifferenza all’essere indemoniato che cerca di uccidervi. Andate a mettervi al riparo, ponendo tra voi e lui una porta chiusa.
    Ricordatevi che una punizione non lo ucciderà! Chiuderlo in una stanza da solo per cinque minuti lo farà solo calmare, non lo ritroverete impiccato per la disperazione… Ovviamente è essenziale farlo solo in caso di bisogno e per cose immediate, non dopo minuti o addirittura ore.
  • Se non volete allontanarvi e non è particolarmente aggressivo, accucciarsi davanti a lui e fargli annusare cautamente (non vogliamo un braccio amputato!) la mano. Una volta annusata, potrebbe decidere di andarsene o di strusciare la testolina sulle vostre dita decretando una pausa momentanea.
  • Il Feliway può essere un valido alleato per calmare un gatto aggressivo: purtroppo però, come nel mio caso, può non funzionare. Provare però non costa nulla, può accadere il miracolo!
  • Giocare con lui è una soluzione intelligente: non risolverà del tutto il problema, ma stancandolo avrà meno voglia di mordicchiare le vostre carni…
  • Le coccole  e la calma sono importanti! Salem attaccava quando si sentiva ignorato, e quando l’atmosfera in casa si faceva tesa. Compratevi un diffusore con essenze rilassanti, un profondo respiro e ooooommm…
  • Mai pensato di portare a casa un amichetto per il vostro micio? Nel mio caso, è l’unica cosa che abbia funzionato per calmare Salem. Un altro gatto in casa potrebbe davvero calmarlo: le gerarchie si ridisegnano e Micio può avere qualcuno con cui sfogarsi. Potrebbe, inoltre, imparare a dosare la forza in caso di mancata socializzazione…
  • Nei casi più disperati può essere necessaria un terapia farmacologica. Se non volete arrivare a tanto potete cominciare provando con Anxitane S, che non è un farmaco ma un integratore (e che necessita comunque almeno di due mesi di trattamento per fare effetto). In caso contrario, occorre chiedere al veterinario!

Salem sembrava una causa persa, ma con tanta pazienza (e un pizzico di fortuna) adesso è davvero un gatto diverso. Nulla è impossibile, c'è sempre una soluzione! Nel mio caso è stato un gattone di sei kg con la zampa pesante...




Nessun commento:

Posta un commento