lunedì 4 gennaio 2016

In viaggio con micio!


Portare un gatto fuori dal suo ambiente per un periodo di tempo molto breve non è una buona idea, a meno che il vostro micio non sia già abituato a viaggiare.
Tutti noi abbiamo assistito ad almeno una sceneggiata da trasportino (“Oddio, muoio, muoio! Mi rapiscono! Aiuto, aiuto! Vedo la luce in fondo al tunnel!”) e ai lamenti strazianti durante un viaggio in auto volti solo ad essere liberati e poter scampare alla visita del veterinario/gita in montagna/quello che è. E diciamocelo, in molti ci cascano.
Perciò si tende a lasciare in pace miciogatto, a meno che non si debba partire per più di una settimana o si debba per forza andare dal veterinario… Inserire un gatto in un nuovo ambiente la mattina per riportarlo a casa la sera è una follia!
…Ovviamente io l’ho fatto. Abbiamo avuto necessità di spostarli per una giornata perché dovevamo fare dei lavori in casa e per loro sarebbe stato un delirio. Molto meglio spostarli a casa di mia madre per il tempo necessario agli operai di finire, sarebbe stato traumatico ma meno di avere degli sconosciuti rumorosi in casa, con il rischio che (senza porte) non trovassero un luogo per nascondersi o peggio scappassero…
I giorni precedenti abbiamo cominciato a pianificare tutto: i tre trasportini (di cui due nuovissimi, visto che uno mi mancava, comprato quello Obi-Wan ha pensato bene di distruggerne un altro e alla fine ho dovuto comprarne due nuovi in totale), la lettiera…. Ovviamente panico e paranoia, chissà come avrebbero reagito…
Ora che ho fatto anche questa esperienza, però, posso darvi qualche dritta su come viaggiare con il vostro micio in serenità…




Per prima cosa, per trasportare un gatto da un punto A ad un punto B è indispensabile un trasportino: può essere un’apposita gabbietta di metallo (come quelle che solitamente usano i veterinari, o le gabbie trappola per catturare i randagi), di stoffa (che io non trovo molto sicuro, ma sono pareri personali), in vimini dal fascino retrò (bellissimi!) oppure i semplici trasportini in plastica che si trovano tanto facilmente nei negozi di animali.
Personalmente, preferisco gli ultimi, anche se contrariamente a quelli fatti a “borsa” hanno l’enorme difetto di essere molto ingombranti quando non vengono utilizzati: già uno occupa un sacco di spazio, figurarsi tre! In più purtroppo sono poco resistenti agli urti, basta che cadano da un punto nemmeno troppo alto che si aprono in due…
Li trovo molto pratici, invece, a livello di pulizia: basta un panno umido con un po’ di detersivo (apposito, magari) per pulirli, e se proprio sono sporchi –uno dei miei, non so come e non so perché, era a dir poco  lercio- basta spruzzare il detergente e poi cacciarli sotto l’acqua, senza dover impazzire o aspettare tempi lunghissimi per asciugarli. Solitamente quelli in plastica hanno il tettuccio chiuso, cosa che apprezzo: prima o poi capita di dover uscire con la pioggia, sia essa leggera o battente; contrariamente alla gabbia il tettuccio dà un riparo in più, e il fatto che anche sui lati di solito si trovino semplicemente delle fessure mi dà l’impressione di proteggere il gatto anche dal vento.

Quando li porto fuori in inverno, la mia dotazione standard è molto semplice: una bella copertona di pile (i miei mici lo adorano!) e uno dei loro giocattolini, per farli sentire più al sicuro. La coperta in realtà oltre ad avere l’effetto “nido” ha anche una funzione antifreddo… La prima volta che mio marito ha visto Enrichetto imbacuccato mi ha detto “Ma è un gatto biologicamente programmato per la tundra, ha bisogno di una coperta?”
Eh sì. Fa freddo anche per loro, e poi sono abituati al calduccio di casa…
Dei miei tre trasportini, quello con la grata è il più vecchio: durante questo utilizzo mi ha dato qualche problema con i ganci (che non sono nemmeno tutti “originali”, a dire il vero), ma ci si accontenta… Gli altri due invece sono nuovissimi, comprati all’Arcaplanet per la modica cifra di 10,90 € (non è di marca, evidentemente, anche perché non ce n'è scritta manco una). Non mi dispiacciono, anche se ho davvero temuto per lo sportello quando Salem vi si è accanito: se avete gatti grossi o particolarmente forti (ma anche solo particolarmente testardi) ecco, lasciateli perdere e puntate sull’apertura a grata. Con i soli 4 kg e mezzo di Salem si è piegato in modo spaventoso, non oso immaginare cosa sarebbe successo se ci avessi messo Obino!


Infilare un gatto in un trasportino non è sempre semplice: per alcuni basta la curiosità (Obi-Wan e Salem sono entrati spontaneamente), per altri si può usare un semplicissimo trucco, per altri è come lottare contro una tigre (vedi le gatte di mia suocera).
Per mia fortuna, con Enrichetto è bastata l’opzione 2, ovvero: l’ho afferrato saldamente per la collottola, ho posizionato il trasportino in verticale e l’ho calato dentro. Dopo aver staccato tutte le ditina, una ad una, dall’apertura, è fatta.
Alcuni gatti invece hanno proprio bisogno di un aiuto per calmarsi, che possono essere fiori di Bach o simili (sempre chiedendo al veterinario!), oppure si può spruzzare del Feliway nel trasportino qualche ora prima del viaggio.
È sempre meglio lasciare il trasportino a disposizione del micio prima del viaggio: se lo conoscerà già, sarà più facile farlo entrare.



Ricordatevi anche di portare con voi le sue ciotole e magari anche la sua cassettina piuttosto che una nuova, oltre a qualcosa che abbia odore di “casa”; più cose conoscerà più gli sarà facile ambientarsi.


Durante il viaggio, Obi-Wan ha pianto tutto il tempo. Di solito per calmare un gatto che piange basta parlargli, infilare le dita tra le sbarre o… cantare qualcosa. Quando piangono in macchina spesso accendo la radio, ovviamente a volume basso, e gli faccio ascoltare un po’ di musica: funziona! Magari senza mettere Highway to hell

Arrivati a destinazione, non forzate il micio ad uscire dal trasportino. Potrebbero volerci ore, perché si decida ad uscire. Lasciategli tutto il tempo che vuole, se preferisce nascondersi da qualche parte lasciatelo fare, e soprattutto state sempre con lui: capisco che probabilmente siete in vacanza e avete un intenso programma da rispettare, ma direi che mezza giornata per il benessere del vostro micio si può perdere, no?
Io, onestamente, ero convinta che questa gita si sarebbe risolta con i miei tre banditi rannicchiati in un angolo; invece sono rimasta stupita: appena liberati, sono corsi ad esplorare tutta la casa, ed è stato come se fossero vissuti sempre lì.



Solo Enrichetto ha deciso di passare un po’ di tempo sotto il letto (poi ho capito, il fesso riusciva ad entrare, poi per via del collare Elisabettiano non riusciva più ad uscire), ma un po’ lì un po’ sulle coperte, anche lui si è comportato con una naturalezza sconcertante.
Nessuno di loro era mai stato in una casa diversa dalla nostra (vabbè, a parte Enrichetto), eppure non hanno avuto il minimo problema. Obino si è pure sdraiato sul davanzale della finestra per guardare giù (i momenti in cui non è stato sul letto a dormire)!



La cosa mi dà un minimo di sicurezza e tranquillità in più: ovviamente se non è necessario  è meglio non muoverli… Ma se proprio dovete non preoccupatevi, affrontate il viaggio con serenità e vedrete che anche i vostri mici ne trarranno giovamento!


(Perdonate la scarsa qualità delle fotografie: ovviamente ho dimenticato a casa la macchina fotografica!)



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